Gli iscritti ai fondi negoziali, come il Fondo Telemaco, hanno raggiunto quasi quota 200 mila in più nel solo primo semestre 2022, con una crescita più sostenuta delle altre forme di previdenza complementare.
Sono alcuni dei dati resi noti dalla Covip (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione) sui primi sei mesi di attività dell’anno, un semestre complesso sul fronte dell’economia, dei mercati finanziari e dei rendimenti.
È sempre la Covip, inoltre, a ricordare che l’orizzonte temporale della previdenza complementare è quello di lungo periodo e che, negli ultimi 10 anni, i rendimenti generati dai fondi pensione negoziali sono stati mediamente positivi e più alti rispetto a quelli del TFR lasciato in azienda.
Dati Covip: la previdenza complementare nel primo semestre 2022
Come anticipato, la Covip ha pubblicato i dati statistici sulla previdenza complementare nel primo semestre 2022. Al termine della prima metà del 2022, le posizioni presso le forme pensionistiche complementari risultano essere 10 milioni, in crescita di 280.000 unità (+2,9%) nel solo primo semestre 2022.
Il numero di posizioni totali fa riferimento anche ai soggetti che aderiscono contemporaneamente a più forme pensionistiche complementari, mentre il totale degli iscritti alle forme di previdenza complementare ammonta a circa 9 milioni di individui.
La crescita dei fondi negoziali, forma di previdenza complementare a cui appartiene anche il Fondo Telemaco, ha contribuito grandemente al trend. Le nuove posizioni da inizio anno ammontano a 194.000, con un +5,6% rispetto al 2021: con una performance migliore rispetto al totale delle altre forme. Il totale degli iscritti ai fondi negoziali a fine giugno ammontava a 3.651 milioni.
Come riporta la Covip, il contributo maggiore alla crescita è da attribuire principalmente:
- ai fondi per i quali sono attive le adesioni contrattuali, che per i nuovi assunti di diversi settori hanno luogo automaticamente attraverso il versamento di un contributo minimo a carico del datore di lavoro sulla base dei contratti nazionali di riferimento;
- il fondo rivolto al pubblico impiego, per il quale è stata attivata l’adesione attraverso il cosiddetto silenzio-assenso per tutti i lavoratori pubblici neo assunti.
Risorse e contributi
Le risorse destinate alle prestazioni risultano essere a fine giugno 2022 pari a 207 miliardi di euro, circa 5,6 miliardi in meno rispetto a dicembre 2021 a causa delle perdite in conto capitale determinate dall’andamento dei mercati finanziari a seguito, tra le altre cose, dello scoppio del conflitto in Ucraina.
Passando all’attivo netto, l’importo più consistente riguarda i 63 miliardi di euro dei fondi negoziali, seguiti dai Piani Individuali Pensionistici (43,7 miliardi) e dai fondi aperti (27 miliardi).
Sul fronte dei contributi, nel primo semestre 2022 fondi negoziali, fondi aperti e PIP hanno incassato 6,2 miliardi di euro, con 266 milioni di euro in più (+4,5%) rispetto al primo semestre 2021. L’incremento ha riguardato tutte le forme di previdenza complementare.
I rendimenti della previdenza complementare nel primo semestre 2022
Il primo semestre 2022 ha visto le forme complementari subire le conseguenze di due eventi che hanno condizionato i mercati:
- la caduta dei prezzi delle azioni;
- il rialzo dei tassi di interesse, che ha determinato il calo dei prezzi delle obbligazioni.
I rendimenti delle forme di previdenza, al netto di imposte e costi, sono risultati tutti negativi e nel dettaglio:
- -8,3% per i fondi negoziali;
- -9,7% per i fondi aperti;
- -10,3% per i PIP “nuovi” di ramo III, assicurazioni sulla vita connesse con fondi di investimento o indici;
- 0,5% per le gestioni separate di ramo I, assicurazioni sulla durata della vita umana.
Previdenza complementare e TFR
I risultati del primo semestre 2022 vanno tuttavia inseriti e interpretati in un orizzonte temporale lungo, proprio del risparmio dedicato agli obiettivi previdenziali, dunque con durata tipicamente decennale o ultra decennale.
Se si prendono in considerazione i rendimenti dei dieci anni intercorsi da inizio 2012 a fine 2021, infatti, il rendimento medio annuo composto è stato pari al:
- 4,1% per i fondi pensione negoziali;
- 4,6% per i fondi pensione aperti;
- 5% per i PIP di ramo III;
- 2,2% per il ramo I.
Nel medesimo periodo, la rivalutazione del TFR è stata pari all’1,9% annuo.
Se al decennio preso in considerazione aggiungiamo il primo semestre 2022, i rendimenti medi risultano essere pari al:
- 3,1% per i fondi pensione negoziali;
- 3,4% per i fondi pensione aperti;
- 3,7% per i PIP di ramo III;
- 2,1% per il ramo I.
Mentre la rivalutazione del TFR nello stesso periodo è stata pari al 2,2%.
Nel lungo periodo, dunque, i dati esposti dimostrano che i rendimenti dei fondi negoziali come Telemaco superano la rivalutazione del TFR.
Quando si valuta l’adesione a un fondo pensione, bisogna dunque sempre tener presente che il periodo di riferimento è lungo, o molto lungo per chi decide di iscriversi in giovane età.
Leggi anche il nostro approfondimento Primo trimestre 2022: i fondi pensione resistono ai venti di crisi